NIPPO VINI FANTINI e ANDRONI fuori dal prossimo #giroditalia
A noi dispiace molto per il nostro compaesano Giacomo Berlato che non ha la possibilità di parteciparvi ma soprattutto ci dispiace molto per tutto il ciclismo italiano; dispiace perché questo è il primo anno che l’Italia non schiera alcuna formazione nel ProTour e dispiace perché le squadre Professional italiane superstiti vengono escluse nella manifestazione ciclistica più importante nel nostro paese… Un altro gran bel autogol
Ecco le parole dell’amministratore delegato della Farnese Vini Valentino Sciotti… che dire… non conosco tutta la situazione nel dettaglio ma mi permetto di dire che sono parole sacrosante!
Sono per lavoro in Australia, mi sveglio alle 04,30 senza una ragione e penso che forse è il fuso orario che mi impedisce di dormire ma, appena accendo il telefono capisco che il problema è un altro.
VIVO E LAVORO PER UN PAESE “STRANO”.
Oggi la RCS sport ha diramato gli inviti per il Giro D’Italia e contro ogni buon senso (ammesso che ve ne sia ancora nel nostro Paese), noi siamo stati esclusi.
Ci sta che puoi essere non all’altezza di qualcosa ed allora, prima di buttare la croce addosso ad altri, cerchi di analizzare il tuo progetto in modo critico. Ti fermi e ti chiedi in cosa puoi aver sbagliato:
1) Hai dei valori atletici non all’altezza dell’evento? No, perché guardi i valori dei team invitati, li confronti con i tuoi e vedi che, hai nel team uno dei tre vincitori rimasti in attività della gara e vincitore di gare importantissime per il prestigio del nostro Paese;
2) Hai un recente Campione Italiano nel Team;
3) Hai un colombiano che nella sua ultima partecipazione ha vinto una tappa e la maglia degli scalatori;
4) Hai un altro ciclista giovanissimo vincitore al Giro;
5) Hai onorato l’ultima edizione del Giro con una prestazione di squadra importante sia dal punto di vista atletico (maglia azzurra persa all’ultimo giorno, vittoria sfiorata per una sbandata causata da uno dei due atleti dello stesso team in fuga con te, senza che fai un minimo di protesta), vittoria nella tappa finale, sfiorata di un nulla, ed i tuoi ragazzi sempre in fuga.
6) Pensi che forse gli altri abbiano finanziato l’evento più di te, ma poi ti ricordi che nessuno ti ha mai chiesto una sponsorizzazione e, ad ogni collaborazione richiesta, hai sempre risposto con la massima disponibilità.
7) Pensi che sei stato poco bravo nel rispetto delle regole etiche? Ma ti accorgi, anche dopo aver chiesto consigli a chi non ti ha invitato, che hai messo su il team con le regole etiche più rigide del mondo:
a) unico Team al mondo che obbliga i propri ciclisti a pubblicare i dati del loro Passaporto Biologico, a rischio che i tuoi concorrenti possano sapere in anticipo chi dei tuoi ciclisti sta meglio e chi stia peggio.
b) Nessuno ciclista mai squalificato in squadra.
c) Nessun ciclista indagato in squadra.
d) Nessun ciclista o membro del tuo team neanche mai multato nelle tue partecipazioni al Giro (unici al mondo).
e) hai demandato la gestione medica dei tuoi atleti ad una Università che in modo professionale, indipendente e rigido, effettua controlli costanti e sperimentali sui tuoi atleti, volti a garantirne l’assoluta trasparenza.
8) Pensi che gli organizzatori siano stati costretti a fare degli inviti per accrescere la visibilità del Giro in Paesi dove la loro notorietà può aumentare ma, scopri che la Russia aveva già un Team in gara e non organizza neanche una gara di minimo prestigio a conferma del fatto che nel Paese tutta questa passione non c’è, mentre tu rappresenti anche un continente in grandissima crescita di passione verso questo sport.
Alla fine sconsolato ti resta da darti una sola colpa:
Hai voluto cambiare questo sport portandoci delle regole etiche che potevano creargli un futuro e questo non è piaciuto a qualcuno, meglio avere team di nazioni inquisite per doping di stato, oppure team che negli ultimi 4 anni, hanno avuto ben cinque casi di doping, è questo il ciclismo che piace per il futuro. È più importante vincere che, valutare come lo si fa!
Mi dispiace signori Vegni, Di Rocco e Pier Bergonzi, io sono fatto così e non baratto il mio essere con nessun privilegio, piuttosto lascio un mondo che ho amato e che ho scoperto essere diverso da quello che pensavo. Un giorno spero di essere ricordato come quello che ci ha provato a cambiare in meglio il ciclismo, voi chiedetevi per cosa sarete ricordati?
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